INDICI DI BILANCIO


COSA SONO GLI INDICI DI BILANCIO?

Gli indici di bilancio sono dei rapporti calcolati sulla base delle grandezze patrimoniali, finanziarie ed economiche contenute nello stato patrimoniale e nel conto economico. Gli indici vengono misurati allo scopo di facilitare la valutazione delle prestazioni economiche e finanziarie di un’azienda nel corso di uno specifico esercizio, così da verificare la solidità della struttura aziendale.
Essi ricoprono un ruolo fondamentale nella riclassificazione del bilancio, ovvero l’operazione che prevede la reinterpretazione dei dati contenuti nel bilancio d’esercizio, con l’obiettivo di renderli più leggibili ed immediati a chiunque necessiti di consultare tali informazioni.

QUALI SONO E A COSA SERVONO GLI INDICI DI BILANCIO?

I principali indici di bilancio utilizzati nell’analisi economico-finanziaria sono i seguenti:

MOL (Margine Operativo Lordo): esprime il reddito conseguito dall’impresa in un dato esercizio, escludendo interessi attivi e passivi, tasse e tutte le altre voci non di gestione finanziaria (accantonamenti, ammortamenti ecc.). Esso permette di stimare il valora del flusso di cassa e di valutare quindi le risorse finanziarie a disposizione di un’azienda. Il MOL viene spesso associato all’acronimo EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization); in realtà, i due valori si differenziano per il fatto che l’EBITDA considera anche gli accantonamenti nella valutazione, che invece sono esclusi nel MOL.

ESEMPIO: il MOL risponde alla seguente domanda: fatto 100 i miei ricavi, quanto resta dopo aver spesato i costi operativi (30), i costi generali (15) e i costi del personale (20)? La risposta è 35, ovvero 100-(30+15+20) =35


ROI (Return On Investment): è un indicatore di performance, utile nella valutazione dell’efficienza degli investimenti effettuati dalla società nel corso dell’esercizio. Esso viene calcolato dividendo il rendimento di un investimento per il costo dell’investimento stesso. Si tratta senza dubbio di uno degli indici più versatili e di immediata interpretazione.

ESEMPIO: Supponiamo che il totale dei tuoi investimenti sia 100.000 euro e che il reddito operativo sia apri a 16.700 euro. Facendo 16.700/100.000, otteniamo 0.167; poi moltiplichiamo 0.167 per 100 e otteniamo 16,7%. Quindi il ROI è 16,7%

ROS (Return On Sales): questo indice si calcola tramite il rapporto tra il risultato operativo dell’esercizio e i ricavi netti ottenuti nel corso dello stesso. Ha pertanto lo scopo di esprimere la profittabilità operativa di un’azienda in relazione alle vendite conseguite, indicando così se l’azienda produce dei buoni margini rispetto al fatturato;

ESEMPIO: Ipotizziamo di volere investire in un’azienda che ha un reddito operativo di 250.000€ e i cui ricavi derivanti dalle vendite siano di 1.200.000€. 
ROS = (250.000/1.200.000) x 100 = 20.8%

Come possiamo vedere, quest’azienda ha un Return on Sales del 20.8%, il che semplicemente significa che per ogni 100€ di fatturato la società genera un ritorno di 20,8€.

ROA (Return On Assets): è l’indice che misura la redditività del capitale investito, intesa come la capacità di generare valore attraverso gli assets interni all’impresa. Esso viene calcolato come rapporto tra l’utile corrente (prima degli oneri finanziari) e il totale delle attività, il quale può essere individuato nello stato patrimoniale; più il ROA è alto, più l’azienda è efficiente nell’utilizzo delle proprie risorse;

ESEMPIO: Il bilancio di esercizio 2004 della società Delta riporta i seguenti valori: Utile netto = € 44.652; Attività totali = € 190.348 (2004); € 219.450 (2003).
ROA = 44652 / ((190348+219450)/2) = 21,79%.

ROE (Return On Equity): è l’indicatore economico della redditività del capitale proprio. Esso si può calcolare tramite il rapporto tra il reddito netto dell’esercizio e il capitale proprio. Lo scopo di tale indice è determinare la bontà di un investimento; esso deve quindi essere confrontato con il rendimento generato da titoli a di investimento sicuri, come i BOT, per determinare se valga la pena investire o no in titoli a rischio più alto, ma che possono generare profitti maggiori;

FORMULA: (utile / patrimonio netto) X 100. Il risultato si esprime in forma percentuale (%)


CTO (Capital Turn Over): conosciuto anche come RTO (tasso di rotazione del capitale investito), è uno degli indicatori di efficienza della gestione aziendale più utilizzati. Esso è dato dal rapporto tra i ricavi di vendita e il capitale investito dalla società, esprimendo così la capacità degli investimenti di “convertirsi” in ricavi dell’esercizio;

Leverage: definito anche con i termini leva finanziaria o rapporto d’indebitamento, si tratta di un indice che misura il grado di indebitamento di un’impresa rispetto al capitale proprio. Esso si calcola difatti con il rapporto tra le fonti di finanziamento (capitale proprio sommato a quello proveniente da terzi) e il capitale proprio. Lo scopo del leverage è mettere in evidenza la rischiosità dell’attività economica di un’azienda: nonostante i relativi vantaggi fiscali e di costo derivanti dall’utilizzo di capitali di terzi, infatti, un rapporto d’indebitamento alto può essere controproducente e portare la società al fallimento;

ROD (Return On Debt): meno utilizzato nelle analisi finanziarie rispetto ad indici come il ROE e il ROI, permette di valutare l’onerosità del capitale di terzi per l’azienda che ne usufruisce. L’indice viene calcolato dividendo gli oneri finanziari per il capitale di terzi investito nell’esercizio;

Current Ratio: detto anche indice di disponibilità o indice di liquidità generale, è l’indicatore delle condizioni delle liquidità di un’azienda. Utilizzato principalmente per la valutazione della salute finanziaria di un’attività, esso si ottiene attraverso il rapporto tra le attività correnti e le passività correnti. Gli analisti usano tale indice per stimare la capacità di un’impresa di far fronte ai debiti a breve termine (da restituire entro un anno dalla chiusura dell’esercizio);

Acid Test: come il current ratio, anche l’Acid Test è un indice del livello di liquidità di un’impresa e ha lo scopo di valutarne la condizione finanziaria. La differenza tra i due indicatori consiste nelle grandezze utilizzate per calcolarli, poiché l’Acid Test si ottiene dividendo le attività correnti liquide (si escludono quindi le scorte di magazzino e tutte le attività non convertibili in contanti) per le passività correnti.