L'INDUSTRIA ALIMENTARE IN ITALIA


La divisione 10 della classificazione delle attività economiche ATECO 2007 è quella dedicata alle industrie alimentari. In occasione di Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione, svoltosi a Parma dal 9 al 12 maggio, proponiamo un focus sull’industria agroalimentare italiana, comparto trainante della nostra economia, in grado di rispondere ad un mercato in continua evoluzione e capace di coniugare con successo tradizione e innovazione.

 

I comparti del settore maggiormente rappresentati sono: con il 60,4% la produzione di prodotti da forno e farinacei (di cui il 67% è rappresentato dalla panetteria e pasticceria), con il 10,3% la produzione di altri prodotti alimentari e alimenti confezionati deperibili. Seguono la lavorazione, la conservazione e la produzione di prodotti a base di carne (7,6%), la produzione lattiero-casearia (6,7%), la produzione di oli e grassi (6,2%), la lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi (3,6%), infine la lavorazione delle granaglie e la produzione di amidi e prodotti amidacei (2,3%).

Da un punto di vista geografico si evidenzia una concentrazione delle imprese nel Sud e nelle Isole con un peso complessivo vicino al 45,8%, seguono il Nord Ovest con il 20,9%, il Nord-Est per il 17,1% e il Centro per il 16,2%. La Sicilia è la regione con la più alta densità d’imprese alimentari (12%), seguono Campania (11%), Lombardia (10,6%), Emilia-Romagna (8,6%), Puglia (8,3%), Piemonte (7%), Lazio (6,3%) e Calabria (5,2%). Tra le province si conferma predominanza del meridione con 6 province tra le prime 10: la prima provincia italiana è Napoli (4,4%), seguita da Roma (3,5%), Torino (3%), Salerno (2,9%), Milano (2,8%), Palermo (2,7%) e Catania (2,6%), Bari (2,5%), Parma e Reggio Calabria (entrambe 1,8%).

Il settore, dopo anni di flessione (picco negativo nel 2013 e la calma piatta dello scorso anno), ha fatto registrare un fatturato di 135 miliardi di euro (fonte Coldiretti). Le aziende di cui si conosce il fatturato (circa il 74,3% del totale) si attestano per il 7,9% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 41,6% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per il 9,7% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per il 9% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 €, per l'1,8% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999 € e per il 1,9% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 €. Poche, invece, le aziende che hanno un fatturato superiore ai 50.000.000 € (0,6%) o inferiore ai 50.000 € (1,8%). 

L'INDUSTRIA ALIMENTARE IN ITALIA


La divisione 10 della classificazione delle attività economiche ATECO 2007 è quella dedicata alle industrie alimentari. In occasione di Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione, svoltosi a Parma dal 9 al 12 maggio, proponiamo un focus sull’industria agroalimentare italiana, comparto trainante della nostra economia, in grado di rispondere ad un mercato in continua evoluzione e capace di coniugare con successo tradizione e innovazione.

 

I comparti del settore maggiormente rappresentati sono: con il 60,4% la produzione di prodotti da forno e farinacei (di cui il 67% è rappresentato dalla panetteria e pasticceria), con il 10,3% la produzione di altri prodotti alimentari e alimenti confezionati deperibili. Seguono la lavorazione, la conservazione e la produzione di prodotti a base di carne (7,6%), la produzione lattiero-casearia (6,7%), la produzione di oli e grassi (6,2%), la lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi (3,6%), infine la lavorazione delle granaglie e la produzione di amidi e prodotti amidacei (2,3%).

Da un punto di vista geografico si evidenzia una concentrazione delle imprese nel Sud e nelle Isole con un peso complessivo vicino al 45,8%, seguono il Nord Ovest con il 20,9%, il Nord-Est per il 17,1% e il Centro per il 16,2%. La Sicilia è la regione con la più alta densità d’imprese alimentari (12%), seguono Campania (11%), Lombardia (10,6%), Emilia-Romagna (8,6%), Puglia (8,3%), Piemonte (7%), Lazio (6,3%) e Calabria (5,2%). Tra le province si conferma predominanza del meridione con 6 province tra le prime 10: la prima provincia italiana è Napoli (4,4%), seguita da Roma (3,5%), Torino (3%), Salerno (2,9%), Milano (2,8%), Palermo (2,7%) e Catania (2,6%), Bari (2,5%), Parma e Reggio Calabria (entrambe 1,8%).

Il settore, dopo anni di flessione (picco negativo nel 2013 e la calma piatta dello scorso anno), ha fatto registrare un fatturato di 135 miliardi di euro (fonte Coldiretti). Le aziende di cui si conosce il fatturato (circa il 74,3% del totale) si attestano per il 7,9% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 41,6% nella fascia 100.000 - 499.999 €, per il 9,7% nella fascia 500.000 - 999.999 €, per il 9% nella fascia 1.000.000 - 4.999.999 €, per l'1,8% nella fascia 5.000.000 - 9.999.999 € e per il 1,9% nella fascia 10.000.000 - 49.999.999 €. Poche, invece, le aziende che hanno un fatturato superiore ai 50.000.000 € (0,6%) o inferiore ai 50.000 € (1,8%). 

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