I FALLIMENTI IN ITALIA, L'ANALISI SUL 2017


Secondo la ricerca fallimenti effettuata da Cribis l’anno scorso in Italia sono fallite complessivamente 11.939 imprese, in media circa 32,7 attività al giorno. Il 2017, oltre alla storica riforma fallimentare (approvazione del ddl fallimenti 2017), si è contraddistinto anche per la contrazione dei fallimenti dell’11,3% rispetto al 2016, anno in cui 13.476 imprenditori avevano portato i loro libri in tribunale.

settore viaggi Italia

L’ultimo trimestre, come soventemente accade è il periodo dell’anno più difficile sul fronte della gestione fallimenti. Il 2017 non ha fatto eccezione: nel periodo da settembre a dicembre, infatti, sono state 3.283 le imprese ad aver dichiarato fallimento. Un numero ancora ragguardevole, ma se confrontato con gli anni precedenti è il più basso dal lontano 2009. Il trend territoriale conferma per l’ennesima volta come i fallimenti nazionali siano di più nelle regioni in cui c’è una maggiore concentrazione d’imprese. Anche nel 2017 la top ten regionale è composta da Lombardia con 2.514 casi (24.756 dal 2009), Lazio (1.531), Veneto (1.014), Campania (1.003), Toscana (954), Emilia Romagna (912), Sicilia (745), Piemonte (714), Puglia (569) e Marche (347).

Occupano le ultime posizioni della classifica il Molise (48), la Basilicata (43) e la Val d’Aosta (ultima con solo 21 fallimenti nel 2017, in totale 127 dal 2009). A parte qualche cambio di posizione in graduatoria, la più significativa quella tra Sicilia e Piemonte, la situazione è tendenzialmente in linea con il 2016. Guardando invece ai singoli settori d’attività si nota una diminuzione dei fallimenti italiani che interessa, ancora una volta, in maniera generale tutti i comparti. La contrazione maggiore è stata fatta registrare dall’industria con 2.209 casi contro i 2.632 del 2016 (-16,1%). Bene anche l’edilizia -15,9% (2.313 casi complessivi contro i 2.749 del 2016) e il commercio -13,2% (3.901 casi contro i 4.439 dell’anno precedente). Decisamente più contenuta, invece, la flessione nel comparto dei servizi che vede calare i fallimenti da quota 2.918 del 2016 a quota 2.807 dell’anno appena concluso (-3,8%).

Tutti i restanti settori fanno registrare complessivamente 709 casi, in controtendenza rispetto agli altri comparti (+5% rispetto al 2016). I dati degli ultimi mesi del 2017 confermano i buoni segnali fatti registrare nei primi tre trimestri dell’anno. Infatti in tutti e quattro i periodi di riferimento c‘è stato un miglioramento rispetto al 2016: -16,8% nel 1° trimestre, -14,7% nel 2° trimestre, -8,7% nel 3° trimestre e -4% nel 4° trimestre. Si consolida così l'inversione di tendenza inaugurata nel 2015 (-4,9% rispetto al 2014) e proseguita nelle ultime due annualità. Pur rimanendo consistente, si riduce anche la forbice rispetto al 2009, anno in cui gli effetti della crisi non si erano ancora manifestati nella loro completezza. Si intravedono segnali sempre più consistenti di miglioramento del tessuto imprenditoriale, anche se la strada per la vera ripresa è ancora lunga.

I FALLIMENTI IN ITALIA, L'ANALISI SUL 2017


Secondo la ricerca fallimenti effettuata da Cribis l’anno scorso in Italia sono fallite complessivamente 11.939 imprese, in media circa 32,7 attività al giorno. Il 2017, oltre alla storica riforma fallimentare (approvazione del ddl fallimenti 2017), si è contraddistinto anche per la contrazione dei fallimenti dell’11,3% rispetto al 2016, anno in cui 13.476 imprenditori avevano portato i loro libri in tribunale.

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L’ultimo trimestre, come soventemente accade è il periodo dell’anno più difficile sul fronte della gestione fallimenti. Il 2017 non ha fatto eccezione: nel periodo da settembre a dicembre, infatti, sono state 3.283 le imprese ad aver dichiarato fallimento. Un numero ancora ragguardevole, ma se confrontato con gli anni precedenti è il più basso dal lontano 2009. Il trend territoriale conferma per l’ennesima volta come i fallimenti nazionali siano di più nelle regioni in cui c’è una maggiore concentrazione d’imprese. Anche nel 2017 la top ten regionale è composta da Lombardia con 2.514 casi (24.756 dal 2009), Lazio (1.531), Veneto (1.014), Campania (1.003), Toscana (954), Emilia Romagna (912), Sicilia (745), Piemonte (714), Puglia (569) e Marche (347).

Occupano le ultime posizioni della classifica il Molise (48), la Basilicata (43) e la Val d’Aosta (ultima con solo 21 fallimenti nel 2017, in totale 127 dal 2009). A parte qualche cambio di posizione in graduatoria, la più significativa quella tra Sicilia e Piemonte, la situazione è tendenzialmente in linea con il 2016. Guardando invece ai singoli settori d’attività si nota una diminuzione dei fallimenti italiani che interessa, ancora una volta, in maniera generale tutti i comparti. La contrazione maggiore è stata fatta registrare dall’industria con 2.209 casi contro i 2.632 del 2016 (-16,1%). Bene anche l’edilizia -15,9% (2.313 casi complessivi contro i 2.749 del 2016) e il commercio -13,2% (3.901 casi contro i 4.439 dell’anno precedente). Decisamente più contenuta, invece, la flessione nel comparto dei servizi che vede calare i fallimenti da quota 2.918 del 2016 a quota 2.807 dell’anno appena concluso (-3,8%).

Tutti i restanti settori fanno registrare complessivamente 709 casi, in controtendenza rispetto agli altri comparti (+5% rispetto al 2016). I dati degli ultimi mesi del 2017 confermano i buoni segnali fatti registrare nei primi tre trimestri dell’anno. Infatti in tutti e quattro i periodi di riferimento c‘è stato un miglioramento rispetto al 2016: -16,8% nel 1° trimestre, -14,7% nel 2° trimestre, -8,7% nel 3° trimestre e -4% nel 4° trimestre. Si consolida così l'inversione di tendenza inaugurata nel 2015 (-4,9% rispetto al 2014) e proseguita nelle ultime due annualità. Pur rimanendo consistente, si riduce anche la forbice rispetto al 2009, anno in cui gli effetti della crisi non si erano ancora manifestati nella loro completezza. Si intravedono segnali sempre più consistenti di miglioramento del tessuto imprenditoriale, anche se la strada per la vera ripresa è ancora lunga.

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